Raggiungere obiettivi per vincere l’insoddisfazione

Durante alcuni periodi della vita si fanno bilanci, si riflette su “entrate e perdite”, passi fatti e strade non intraprese.
E magari, dopo una valutazione, ci si pone degli obiettivi. Si, perché programmare la propria vita, anche a 90 anni, serve a vincere l’insoddisfazione, quella sensazione che ci fa dire di non essere contenti della nostra esistenza.
Ma non solo.
Crearsi degli obiettivi serve anche a farci uscire dal ridondante pensiero in cui molti rischiano di incappare, cioè “sono pigro e non riesco ad attivarmi”. Eh si, perché dire a se stessi di essere pigri, altro non fa che offrirci una scusa, una motivazione surreale, per consentirci di restare fermi e immobili.
La pigrizia non è una malattia incurabile; la pigrizia è una scelta e come tutte le decisioni, può essere cambiata.
Chi decide di allenare la pigrizia, resterà pigro.
Chi decide che sia meglio pensare a perseguire un obiettivo, comincerà gradualmente a dimenticare lo stato di immobilità e pigrizia, iniziando ad accorgersi che non è vero che “chi si accontenta gode”.
Mi sembra, molto spesso, che i proverbi siano stati inventati per giustificare delle situazioni che ad alcuni sembravano immodificabili.
È il lavoro che non inizia mai quello che richiede più tempo per essere terminato. [J.R.R. Tolkien]
DOMANI? NO, MEGLIO OGGI!
Come spesso ripeto anche ai miei pazienti in studio, l’idea che le cose non possano cambiare, è solo un’idea.
E allora bisogna attivarsi, sentire la fatica, fare dei piccoli sacrifici. Impegnarsi e sentire che attraverso le proprie azioni è possibile il cambiamento. Sentire che le cose non ci sono dovute, che non è giusto aspettare che siano gli altri ad essere generosi nei nostri confronti, che siano gli altri ad aiutarci o regalarci nuove opportunità.
Certo, questo può facilitare le cose, a volte è opportuno accettare un sostegno o anche solo l’incoraggiamento da parte degli altri, di un amico, di chi ci vuole bene e crede in noi. Ma la cosa principale e più efficace, è iniziare a pensare che sono le nostre stesse azioni a mettere in moto un processo di cambiamento e di crescita.
Porsi delle piccole sfide quotidiane (come ho raccontato qui), proporsi di imparare a fare una cosa che non abbiamo mai provato a fare, suonare uno strumento, imparare una lingua, leggere un libro su un tema che non conosciamo.
Proviamo anche a pensare a quanto e come finiamo per procrastinare, rimandare gli impegni o anche solo la lavatrice da avviare.
Quante volte finiamo per dire che una cosa la possiamo anche fare domani?
D’altra parte non serve esagerare nell’essere troppo severi con se stessi!
Quello che io sento di consigliare è di scegliere un giorno ogni tanto in cui non avere orari, prediligere la flessibilità e lasciarsi guidare dai cambi di programma all’ultimo minuto.
Un giorno in cui non prevedere nulla durante la giornata, ma lasciarsi solo guidare dal principio di piacere.